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Comune di Prossedi
Prossedi: informazioni turistiche
Comune di collina risalente al Medioevo, con un'economia basata sulle fiorenti attività agricole, zootecniche e silvicole. Il toponimo è di origine oscura ma potrebbe essere collegato a un nome di persona, come il latino PRAXEDES. Situato su una collina al confine con la provincia di Frosinone, ai piedi della quale si estende la Valle dell'Amaseno, ha una frazione (Pisterzo) che, in realtà, è un vero e proprio paese. La pianura, che si apre tra i Monti Lepini ed Ausoni, è interessata dall'attività agricola con la coltivazione dei cereali e l'allevamento delle bufale. Salendo di quota, la collina, sistemata con le caratteristiche 'macere', ospita floridi uliveti dai quali si ricava un genuino olio.
I versanti collinari esposti a sud, sono caratterizzati dalla tipica macchia mediterranea dove dominano i cespugli che emanano profumati aromi. Alle spalle dell'abitato di Prossedi vi è un ampio altipiano, coltivato nei tempi passati, dove si possono osservare oggi branchi di cavalli, bovini e caprini sia allevati che allo stato brado. Prossedi è stato fondato da un gruppo di abitanti dell'antica Privernum che si rifugiarono nel VII Sec. d.C. dove sorge ora il paese.
A seguito della distruzione della antica città, che si trovava in pianura, i suoi abitanti si divisero formando nuovi nuclei e così nacquero in collina i paesi di Maenza, Roccagorga, Prossedi, Sonnino e Asprano.
La storia del paese è stata segnata da continui passaggi di proprietà tra le famiglie nobiliari. Il territorio comunale fu frequentato fin da epoca romana ma il borgo venne fondato probabilmente dagli abitanti della vicina Priverno, scampati alla distruzione del loro comune ad opera dei saraceni (IX secolo).
Nel 1125 esso fu dato alle fiamme dalle truppe di papa Onorio II, che intendeva punire alcuni nobili ribelli del Lazio meridionale. Nuove devastazioni furono operate dalle truppe imperiali di Federico I Barbarossa e, pochi anni dopo, da quelle di Guglielmo I il Malo, re di Sicilia (1165). Appartenne ai conti Ceccano (XII secolo), agli Annibaldi (1291) e ad altre famiglie nobiliari, come i Conti, i Chigi, i Massimo e gli Altieri: da questi ultimi venne ceduta al marchese Angelo Gabrielli (1758), ultimo feudatario. Diversi interventi operati nel corso del XVIII secolo hanno modificato lo spazio urbano medievale, come quello del Belvedere e dell'area della chiesa. Tuttavia restano praticamente intatti alcuni tratti delle mura, la chiesa romanica di S.Nicola, situata al vertice di una piccola gradinata, il Palazzo Baronale con fossato, porta con orologio e fontana pubblica fatta costruire da Benedetto XIII all'ingresso del paese, oggi a ridosso della superstrada per Frosinone.
Tutto il paese è da visitare. Ha una pianta a ferro di cavallo, edifici in pietra locale, vie strette, gradinate, che tendono verso il punto più elevato dove sorgono gli edifici che simboleggiano i tre poteri: il Palazzo Gabrielli, il palazzo del capitano, che ospitava l'amministrazione civica e la chiesa di San Michele Arcangelo, a tre navate.
Le abitazioni in pietra sono molto accostate e le viuzze si inerpicano verso l'apice dove si trovano palazzo Gabrielli, il Palazzo del Capitano e la chiesa di s.Michele Arcangelo.
Grande interesse storico e architettonico rivestono il tetragono castello medievale, a pianta quadrata e provvisto di bastioni angolari, la chiesa romanica di San Nicola, con un rosone e un portale molto belli, e la fontana barocca con gli stemmi di papa Benedetto XIII.
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