Il complesso monastico di S. Magno ha rappresentato nel corso dei secoli un importante luogo di preghiera ma anche un sito di aggregazione di vita quotidiana e di lavoro. Emblema di molti siti italiani, per il segno del tempo e l'incuria degli uomini gravava in stato di abbandono. Grazie ad un intervento sinergico, e stato possibile riportare l'immobile alla sua destinazione originaria ad uso della collettività e rendere nuovamente fruibile a tutti un luogo ricco di fascino e spiritualità. Di proprietà privata, rimasto per anni in stato di abbandono, del monastero fu acquistata una prima porzione nel novembre del 2000.
Nel corso degli anni altre aree sono state acquisite dalla Regione Lazio, che ha consentito di riscoprire diversi settori del Monastero sotterrate, non solo fisicamente da cumuli di terra, ma anche nella memoria degli uomini: a titolo di esempio valga la riscoperta dello splendido ciclo di affreschi con scene della vita di S. Benedetto, non noto da alcun documento conosciuto. Grazie alla volontà e ad una rinnovata sensibilità della comunità, il monumento è stato recuperato attraverso scelte progettuali volte alla restituzione della originaria funzione di luogo di culto e di fede.
Gli interventi di restauro, iniziati 1000, sono stati preceduti dalla realizzazione di un rilievo di precisione e dei dissesti statici. Sono effettuati anche dei carotaggi ai fine accertare la reale stratigrafia in corrispondenza delle strutture murarie per escludere eventuali deviazioni di falda. Le prime opere di messa in sicurezza sono quindi consistite nel preparare la struttura ad una complessa cantierizzazione tesa in un momento a congelare la situazione, per procedere in seguito con le opere carattere strutturale. Con un'operazione complessa e priva di rischi si è provveduto ad eliminare la vegetazione infestante, principale del disfacimento delle strutture portanti residue.